Le cripto valute potranno rivoluzionare il mondo della finanza? L'analisi a cura di Thomas Candolo, Ufficio Studi di Copernico SIM

Nel 2008 viene pubblicato da Satoshi Nakamoto (pseudonimo) il white paper “Bitcoin: a Peer-to-Peer Electronic Cash System” nel quale in sole nove pagine vengono enunciati i principi teorici e di funzionamento del protocollo Bitcoin ed è proprio da quella data che prende forma il mercato della criptovalute. Obiettivo dichiarato da Satoshi Nakamoto è quello di dar vita ad una moneta elettronica basata sul modello di rete “peer-to-peer” usufruibile in assenza di un ente centrale (banche o istituti finanziari) che garantisca un corretto e sicuro funzionamento del sistema di pagamento.

Nei sistemi di criptomonete i database delle singole banche vengono rimpiazzati da un unico libro mastro, un registro di tutte le transazioni, aggiornato minuto per minuto da una rete di migliaia di contributori anonimi in giro per il mondo. Tali “contribuenti” sono chiamati minatori, soggetti che offrono la loro potenza di calcolo personale alla rete per eseguire complessi calcoli matematici, al fine di confermare le transazioni e garantirne la sicurezza, e per questo supporto incassano delle commissioni sulle transazioni pagate in moneta virtuale. Per comprendere la portata di tale innovazione è utile ricordare come vengano svolte attualmente le transazioni in moneta digitale: quando dal giornalaio paghiamo con la nostra carta di debito 1,50 euro per un quotidiano, non facciamo altro che inviare un messaggio alla nostra banca, dando l’ordine di trasferire una certa somma dal nostro conto a quello del giornalaio. Sul registro collegato al nostro conto corrente verrà segnato una partita in uscita di 1,50 euro mentre su quello del giornalaio una partita attiva di uguale importo. In questo tipo di transazioni sono le banche a fare da garante, poiché esse controllano e aggiornano i database dove sono registrati i saldi dei conti correnti di tutti i cittadini.

A tal proposito evidenziamo, con la matrice sotto riportata, come sussista una forte decorellazione tra i titoli della società che forniscono servizi di digital payment e il bitcoin. Per portare un esempio significativo la società leader italiana nel servizio di pagamento contact less, NEXI Spa, che collabora con i principali istituti bancari nazionali e i circuiti internazionali di pagamento, essere negativamente correlata con la moneta virtuale (quando il parametro della matrice assume il valore 1 si verifica una perfetta correlazione, questo accade in prossimità del titolo stesso, mentre quando ci avviciniamo al valore 0 si andrà verso l’incorrelazione dei titoli a confronto). Pertanto, l’universo delle cripto monete sta effettivamente rivoluzionando il mondo dei pagamenti contribuendo in maniera significativa alla creazione di un sistema democratico “bancario” parallelo.

Fonte: Bloomberg

Attualmente il mondo delle valute virtuali, si genera e si scambia esclusivamente per via telematica non è possibile trovare in circolazione in formato cartaceo o metallico monete (per portare un esempio il bitcoin è un codice univoco alfanumerico che possiede tra i 25 e i 36 caratteri tra numeri e lettere) e l’intero mercato virtuale capitalizza circa 3 mila miliardi di dollari con scambi quotidiani che superano i 190 miliardi di dollari; il solo bitcoin capitalizza un trilione di dollari. Valore che, per gli esperti del settore, subirà nei prossimi anni un costante apprezzamento sia in termini di fruibilità che di valore. Basti pensare che il numero di bitcoin è fissato a 21 milioni (pertanto è un bene scarso), essi vengono emessi periodicamente e in quantità sempre minore questa è una regola immodificabile. E’ una valuta totalmente algoritmica, gestita dalla tecnologia con regole predefinite e facilmente convertibile con le principali valute ufficiali. Viene detenuta in un portafoglio virtuale definito wallet e può essere liberamente scambiata nella rete e in alcuni stati viene riconosciuto anche come mezzo di pagamento (El Salvador è stato il primo Paese a considerare la criptomoneta come moneta legale).

Proprio in quanto valuta anti-sistema bancario per eccellenza, il Bitcoin potrebbe però essere messo a rischio dalla politica com’è accaduto in Cina. Dopo tanti avvertimenti caduti nel nulla, Pechino ha infatti deciso di usare la linea dura, mettendo davvero al bando il Bitcoin e proibendo le attività di mining, ovvero di estrazione della criptovaluta, in gran parte concentrate proprio nel colosso asiatico. Ebbene, dopo la repressione il Bitcoin ha infilato un record dietro l’altro e i miners si sono spostati in altri Paesi, in particolare Russia e Kazakhstan e Stati Uniti d’America. Secondo l’indice composito elaborato dalla società ChianAnalysis tra la fine del 2015 e la metà del 2021 l’utilizzo di valute digitali è aumentando di 25 volte con un’esplosione decisa a partire da gennaio 2021 e questo soprattutto nei Paesi emergenti (Vietnam, India e Pakistan nei primi posti fonte ChianAnalysis). Una possibile giustificazione per questo fenomeno è da attribuire ad una scarsa diffusione di infrastrutture bancarie e finanziari. Gli utenti utilizzano le valute digitali per trasferire facilmente le somme di denaro da un wallet all’altro anche senza intermediari. Per alcuni Paesi, dove i tassi d’inflazione sono molto alti (se prendiamo in esame un Paese come l’Argentina dove l’agenzia italiana Ice stima un tasso d’inflazione che chiuderà il 2021 al 50 %), le monete virtuali possono essere considerate delle riserve di valore questo però solo in casi estremi, perché generalmente si tratta di strumenti fortemente volatili.

Per portare un esempio a giugno del 2021 in un tempo molto ristretto, nello specifico il Bitcoin, ha scaricato più del 50% del suo valore per poi rimbalzare verso nuovi massimi a novembre.

Fonte: Bloomberg

Pertanto, siamo davvero convinti che le monete virtuali potranno diventare l’oro digitale? Secondo il nostro parere chi investe in cripto ha solo un obiettivo: speculare nel breve termine. Vi sono inoltre delle osservazioni socio-politiche da fare, quando trattiamo l’argomento cripto; ad esempio il Bitcoin viaggia nell’anonimato. Oggi, nel sistema finanziario corrente, è possibile monitorare la maggior parte delle transazioni finanziarie, infatti, le leggi antiriciclaggio consentono di avere un controllo su quasi la totalità delle operazioni.

Con i bitcoin un simile controllo sarebbe piuttosto complicato. Dato l’anonimato delle cripto e l’impossibilità di rintracciare i trasferimenti di denaro con la stessa facilità richiesta dalle operazioni normali, l’intero sistema politico potrebbe risultare compromesso. Che cosa succederebbe se il governo non fosse in grado di avere un controllo sul denaro?

Inoltre ad oggi, non è presente una chiara regolamentazione sul Bitcoin. L’approccio dei Paesi verso la nuova moneta digitale non è univoco; ci sono state decisioni legali in molti Stati. Per portare un esempio la Cina, ha emesso diversi provvedimenti fortemente restrittivi rispetto all’uso dei criptoasset. Gli Stati Uniti, invece, fino ad oggi hanno un approccio diverso: lasciano sviluppare il business infatti dopo un IPO di Coinbase a Wall Street (, è arrivato anche il primo Etf (su criptoderivati) scambiato al Nyse.

L’Unione Europea, anche per raggiungere proprio un’armonizzazione tra le diverse giurisdizioni, punta alla legge sovranazionale. La Commissione Europea, nel 2020, ha presentato il cosiddetto Digital Finance Package: un progetto di norme a supporto dell’innovazione digitale e della digitalizzazione della finanza che dovrebbero entrare in vigore nel 2024. Non vi è molta chiarezza neppure nell’ambito fiscale. In Italia le cripto sono considerate come valuta estera e pertanto il possessore deve dichiararle nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Qualora il possessore conseguirà una plusvalenza dalla vendita, l’applicazione dell’aliquota sul capital gain sarà del 26% (è prevista una franchigia per i piccoli risparmiatori).

Vorremo concludere evidenziando che: il mondo delle valute virtuali attualmente pare un universo tutt’altro che definito e regolamentato, vediamo delle potenzialità ancora inespresse nel settore ma prima di considerarlo “investimento” dovrà essere globalmente normato perché attualmente ci rappresenta solo una vera e propria scommessa.