(Articolo pubblicato originariamente su IlSole24Ore)

Il bello e il brutto dei fondi multi asset

Con i fondi multi asset chi ci guadagna davvero? Proposti dalla reti (consulenti e sportelli bancari) come la soluzione “più evoluta” per diversificare al meglio anche i portafogli dei piccoli investitori, in realtà sono prodotti cari se confrontati ai corrispettivi fondi bilanciati e perdipiù non sempre dai risultati soddisfacenti. Inoltre, non è poi immediatamente identificabile la loro natura perché dietro l’etichetta multi asset c’è un potpourri di soluzioni flessibili: dai fondi azionari ai bilanciati, da quelli a cedola e ai più moderati.

L'identikit

Sono fondi comuni d’investimento di diritto italiano oppure comparti di Sicav lussemburghese (anche polizze unit linked) che investono in più di classi di attivo (azioni, obbligazioni, valute, materie prime, investimenti alternativi illiquidi come l’immobiliare). Promettono rendimenti importanti con una certa protezione dai rischi, sopratutto grazie alla competenza del gestore in grado di calibrare il giusto mix tra le varie componenti tenendo conto di tutti i fattori che influenzano i mercati.

Gli elementi distorsivi

Ma non mancano gli elementi distorsivi. «In primis i costi che sono duplicati rispetto ad una diversificazione su prodotti multi manager che hanno il medesimo obiettivo, ovvero garantire di sfruttare le potenzialità delle diverse asset class in contesti di mercato difficile – sottolinea Saverio Scelzo, fondatore di Copernico Sim -. Nei fondi multi asset il cliente va incontro a commissioni di gestione e di performance dell’asset manager che confeziona il prodotto, oltre a quelle (gestione e performance) degli attivi sottostanti che spesso sono fondi della stessa casa. Nel caso poi di Sicav lussemburghesi alcuni costi impliciti non sono dichiarati, sebbene in epoca Mifid esista un monito alla trasparenza su tutti i costi verso il cliente».

Gli elementi a favore

Il costo più alto può essere giustificato se garantisce performance e maggior qualità del prodotto. Ne è convinto Davide Pasquali, vice presidente di Pharus Am: «Sono prodotti articolati che consentono anche al piccolo investitore di trarre i benefici della buona diversificazione in contesti di mercato non facili – spiega – ma è chiaro che il multi asset deve essere il valore differenziante e non solo una leva di marketing». Pasquali fa un esempio: il fondo BlackRock MultiAsset Global negli ultimi 5 anni ha dato un rendimento annualizzato quasi del 7% a fronte del l’indice Fideuram della stessa categoria che ha invece reso il 3,26%. Ma il fondo bilanciato Janus Henderson con caratteristiche simili e meno oneroso ha portato a casa un rendimento del 9%. Insomma, il suggerimento che arriva è di confrontare sempre soluzioni che hanno obiettivi simili «Prima di scegliere – conclude Pasquali – è fondamentale analizzare il kiid del prodotto, il track record, le masse del fondo, i rapporti costo/rendimento e rendimento/rischio». Passaggi, questi, a cui il piccolo risparmiatore difficilmente arriva da solo.