A cura di Alessandro Secciani pubblicato su Fondi&Sicav

lndubbiamente, ai consulenti finanziari le mattane di Trump non hanno migliorato la vita. I telefoni con le chiamate dei clienti hanno squillato molto, soprattutto nei giorni in cui si parlava di dazi stratosferici a tutto il mondo, che poi venivano subito ritirati, per poi tornare ancora in alcuni casi. Anche le tensioni tra Trump e Musk non hanno giovato a tranquillizzare gli investitori, soprattutto per il fatto che i mercati azionari, e soprattutto quelli obbligazionari, reagivano velocemente a ogni presa di posizione del governo Usa e mettevano spesso in discussione molte sicurezze. ln concreto, per molti advisor è stato necessario un superlavoro per tranquillizzare i risparmiatori e, soprattutto, per spiegare che in una logica di lungo periodo non sono certo i terremoti temporanei che posso- no rimettere in discussione le strategie.

Fondi/Sicav ha chiesto ad alcuni manager delle principali reti come sono andati i giorni più difficili per i mercati e se è stato necessario fare fronte a un vero e proprio panico. Nella realtà, la maggior parte dei clienti ha mantenuto i nervi molto saldi e alcuni hanno ritenuto che la volatilità fosse addirittura un’occasione di entrata. A parlare di questa fase difficile, ma anche stimolante, Giuseppe Rubolino, nuovo consigliere delegato di Copernico Sim.

Per la prima volta sui mercati si è creata una grande volatilità dovuta non a problemi esogeni, come crisi economiche o pandemia o altro, ma alla totale imprevedibilità dell’amministrazione Usa. Di conseguenza, un fenomeno molto dificile da monitorare. Questo fatto ha provocato sconcerto tra i clienti? Come hanno reagito? È stato necessario da parte dei consulenti un superlavoro per tranquillizzare o eventualmente per fare qualche correzione nei portafogli?

«Nel 2025, i mercati finanziari hanno registrato un marcato aumento della volatilità, non per effetto di shock esogeni tradizionali come crisi economiche o pandemie, bensì a causa dell’im- prevedibilità dell’amministrazione statunitense. Decisioni contraddittorie in ambito commerciale, fiscale e geopolitico, in particolare su dazi, gestione del bilancio federale e rapporti internazionali, hanno generato forte incertezza tra gli investitori, spingendo l’indice Vix oltre quota 24 a metà maggio, con un incremento del 40% rispetto alla media del primo trimestre. Questa instabilità ha provocato disorientamento tra molti risparmiatori. Secondo la Global Fund Manager Survey di Bank of America, si è osservato un aumento dei livelli di liquidità nei portafogli (+0,7%) e una contestuale riduzione dell’esposizione verso asset percepiti come più vulnerabili, come le small cap e il settore tecnologico statunitense. ln risposta, i consulenti finanziari hanno rafforzato il dialogo con la clientela, adottando un approccio proattivo volto a spiegare la natura del rischio politico, considerato un fattore esogeno ricorrente, ma non strutturalmente destabilizzante. Contestualmente, molti portafogli sono stati ribilanciati con l’introduzione di strumenti più difensivi, quali obbligazioni investment grade,oro ed Etf a bassa volatilità, per mitigare l’impatto delle fluttuazioni di mercato. Questo insieme di azioni ha rafforzato il ruolo della consulenza finanziaria, non solo come guida tecnica negli investimenti, ma anche come presidio emotivo e strategico in fasi di elevata incertezza».

Come vi siete mossi di fronte a clienti molto perplessi e spesso abbastanza preoccupati?

«Di fronte alla crescente preoccupazione dei clienti per la volatilità innescata dall’instabilità politica statunitense, i consulenti finanziari hanno reagito con un approccio strutturato e rassicurante. La comunicazione è stata intensificata attraverso contatti diretti, con l’obiettivo di spiegare il contesto e offrire una visione chiara e professionale dei mercati. Sono stati altresì forniti esempi storici per ridurre l’impatto emotivo e rafforzare la fiducia dei clienti. Questo approccio ha permesso di contenere l’ansia degli investitori, proteggere i patrimoni e rafforzare il rapporto fiduciario tra consulente e cliente, valorizzando il ruolo della consulenza non solo nella gestione finanziaria, ma anche nel supporto psicologico».

Una curiosità: c’è stato qualche in- vestitore che ha pensato che questa volatilità fosse un fenomeno da ca- valcare?

«Nel 2025, nonostante la maggior parte degli investitori abbia reagito con prudenza alla volatilità causata dall’instabilità politica statunitense, alcuni profili più dinamici hanno colto l’occasione per attuare strategie attive. Questi investitori, spesso esperti o affiancati da consulenti evoluti, hanno adottato approcci “contrarian” entrando su settori penalizzati ma solidi, come i semiconduttori e la tecnologia Usa. Altri hanno puntato su temi decorrelati e difensivi, come infrastrutture, rinnovabili e materie prime. Le scelte sono state guidate da analisi rigorose e gestione attenta del rischio. Per questi investitori, la volatilità è stata un’opportunità da sfruttare, non un ostacolo da evitare».

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