L’IA tira il mercato ma è bene avere nel portafoglio pure asset reali

L’Intelligenza artificiale sta davvero creando una bolla speculativa?

E’ questo l’interrogativo che domina l’agenda finanziaria globale. Chi sostiene la solidità del mercato, sottolinea una differenza cruciale rispetto agli eccessi del passato: questa volta ci sono gli utili. La corsa dell’IA non poggia su un castello di carte, ma su bilanci robusti, in particolare quelli delle Big Tech che hanno dimostrato di saper monetizzare l’innovazione. Eppure, le valutazioni stellari potrebbero portare con sé l’ombra della sopravvalutazione.

Quali fattori alimentano il timore di una bolla IA?

Quello attuale può essere visto come un ciclo di investimento epocale, ma anche come un accumulo di rischi legati al ritorno economico reale. Nvidia, considerata il termometro dell’IA, ha riportato ricavi record e outlook positivi; eppure , la reazione del mercato è stata un sell-off, segnale che gli investitori temono che la spesa in IA possa non essere sostenibile.

Come possono muoversi gli investitori in un contesto così incerto?

La strategia più citata è la diversificazione. Oltre ai titoli IA, si guarda a mercati come Europa e Giappone, che offrono valutazioni più basse. Se dovesse scoppiare una bolla, lo obbligazioni potrebbero tornare a essere un rifugio naturale. Suggeriamo di allocare parte del portafoglio in asset reali: oro, metalli strategici, azioni difensive, specialmente in Difesa nucleare, C’è chi indica opportunità nei comparti meno legati all’IA, come quello dei beni di prima necessità, che presenta multipli più contenuti e potenziale di ripresa ciclica.

Articolo pubblicato anche su La VeritàChat con l'esperto